Comunità energetiche: risposte alle principali domande

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Con l’approvazione del decreto sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) in Italia, imprese e cittadini manifestano un crescente interesse verso questo soggetto giuridico, anche tramite quesiti piuttosto “tecnici”. Hive Power, fornitore leader di soluzioni innovative per le reti intelligenti, ha intervistato Gianluca Corbellini, CEO e co-founder di Hive Power, Ludovica Terenzi, Avvocato Energy di Greensquare Italia, e Marco Pezzaglia, Founder & Principal di Gruppo Professione Energia e ex-ARERA, per ottenere risposte complete.

Cos’è una CER e quali sono le sue differenze con l’AUC?

Marco Pezzaglia, esperto del settore energetico, spiega che le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) coinvolgono gruppi di utenti nel medesimo contesto residenziale che condividono e gestiscono l’energia rinnovabile prodotta a livello locale, mentre l’Autoconsumo Collettivo (AUC) si applica in ambiti più ristretti come edifici o condomini. “La sostanza è la medesima, ma cambia la forma: una CER è un soggetto giuridico che deve essere costituito e deve rispondere a determinate condizioni, un AUC è retto dal perimetro dell’edificio/del condominio” conclude il manager.

Quali sono le norme attualmente in vigore per le CER?

“Le norme che attualmente disciplinano le CER includono la Direttiva dell’UE n. 2001 del 2018, il D.Lgs. n. 199 del 2021 e il decreto Mase n. 414 del 7/12/2023, insieme alla Delibera Arera n. 727 del 2022 e l’aggiornamento n. 15 del 30 gennaio 2024” specifica Ludovica Terenzi.

Chi può partecipare a una CER?

Pezzaglia risponde: “Possono partecipare alle CER persone fisiche, PMI, associazioni con personalità giuridica di diritto privato, enti territoriali e autorità locali, ivi incluse le amministrazioni comunali, gli enti di ricerca e formazione, gli enti religiosi, quelli del terzo settore e di protezione ambientale”. A questi si aggiungono “le amministrazioni locali contenute nell’elenco delle amministrazioni pubbliche divulgato dall’Istituto Nazionale di Statistica”.

Quali sono i costi di partecipazione e creazione di una CER?

Terenzi spiega che i costi di creazione e partecipazione ad una CER variano in base all’entità giuridica cui si fa ricorso. “Nel caso di enti privi di personalità giuridica, come ad esempio l’associazione non riconosciuta, di natura civilistica o ente del terzo settore, i costi di attivazione saranno inferiori ai 500€. Per quanto riguarda invece i costi di gestione, sarà necessario sostenere quelli legati alla tenuta dei libri sociali obbligatori ed eventuali oneri di carattere fiscale” narra l’avvocato. E per quanto riguarda gli enti con personalità giuridica? Terenzi chiarisce: “Relativamente agli enti con personalità giuridica, come ad esempio l’associazione riconosciuta, di natura civilistica o ente del terzo settore, la società cooperativa o l’impresa sociale, i costi di attivazione potrebbero essere maggiori dato che sarà necessario sostenere l’onorario del notaio per la redazione dell’atto costitutivo sotto forma di atto pubblico”.

Devo avvisare il mio operatore attuale se decido di partecipare a una CER?

Ludovica Terenzi rassicura: “Tutti i partecipanti alla CER, consumatori finali di energia elettrica o autoconsumatori, mantengono i loro diritti di clienti finali, compreso quello della scelta del fornitore di energia elettrica. […] L’operatore continuerà a inviare le fatture e a garantire il servizio di fornitura di elettricità; se ritenuto opportuno, si potrà cambiare operatore in qualunque momento. Ad ogni modo, non è necessario apportare alcuna modifica al proprio impianto casalingo nel momento in cui si diventa membro di una CER.”

È meglio attivare una CER con una società di servizi o con una piccola cooperativa?

Gianluca Corbellini, CEO di Hive Power, consiglia: “Una utility offre la certezza di una grande esperienza e ampie risorse, e dispone di tecnologie più avanzate; una cooperativa permette invece di dare maggiore potere decisionale a livello locale”. I benefici apportati dalla scelta di collaborare con una utility consisterebbero secondo Corbellini in una maggiore scalabilità e in un’implementazione più rapida. Una utility, quindi, “apporta benefici ambientali in tempi più brevi e con un impatto più diffuso rispetto a interventi sporadici o di piccole dimensioni”.

Come ottimizzare l’uso delle energie rinnovabili all’interno di una CER?

Corbellini sottolinea: “Disponendo di un’analisi dettagliata dei consumi energetici, utilizzando una combinazione di fonti rinnovabili per ridurre la dipendenza da una singola fonte, e soprattutto integrando il tutto con tecnologie avanzate come la gestione predittiva dell’energia e sistemi di monitoraggio in tempo reale”. Tutto questo permetterebbe di “ottimizzare la distribuzione e l’uso dell’energia, incoraggiando i membri della comunità a utilizzarla quando la produzione locale è più alta”. Spiega infine Corbellini: “Piattaforme come FLEXO di Hive Power facilitano inoltre la condivisione e la distribuzione efficiente dell’energia tra i partecipanti della CER e consentono di monitorare le prestazioni degli impianti e delle reti, permettendo di individuare rapidamente eventuali inefficienze o malfunzionamenti”.

Qual è il ruolo delle aziende di servizi pubblici nel facilitare la condivisione dell’energia in una CER?

Corbellini dichiara che “Le utilities sono perfette per assumere il ruolo di gestori delle comunità, facilitando la partecipazione e facendo education sulla transizione energetica”. Inoltre, possono offrire soluzioni come gli impianti fotovoltaici e, prosegue Corbellini, “possono beneficiare dei risparmi attraverso una gestione più efficiente delle risorse energetiche locali, contribuendo a una transizione energetica sostenibile e vantaggiosa per tutti”.

Posso partecipare a una CER con un impianto fotovoltaico di mia proprietà?

Pezzaglia risponde chiaramente: “Sì, per partecipare alla CER, è possibile mettere a disposizione della CER un proprio impianto senza dover rinunciare alla sua proprietà”.

Come si inseriscono il PNRR e altri benefici statali nell’avere una CER?

Ludovica Terenzi spiega: “Solamente a favore delle CER i cui impianti di produzione siano ubicati in Comuni con una popolazione inferiore a 5.000 abitanti, è previsto un contributo in conto capitale, pari al 40% del costo dell’investimento, a valere sulle risorse del PNRR. Il contributo in conto capitale del PNRR è pari al 40% delle spese sostenute per la realizzazione di impianti FER, nei limiti delle spese ammissibili e dei seguenti costi di investimento massimi in funzione della taglia di potenza”.

Dunque, cosa ci riserva il futuro con l’avvento delle CER?

Guardando al futuro, si attende con trepidazione la trasformazione verso un mondo più sostenibile, dove collaborazione ed energia pulita possano guidarci verso un futuro ecologico e più luminoso.

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