Transizione energetica, Kyoto Club e Legambiente: stop alle caldaie a gas entro il 2030

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L’implementazione del divieto delle installazioni di caldaie a gas entro il 2030, secondo Kyoto Club e Legambiente, potrebbe costituire un passaggio fondamentale nella transizione energetica verso la riduzione delle emissioni e l’adozione di fonti energetiche più pulite e sostenibili.

Obiettivo ambizioso: riduzione delle emissioni entro il 2030

La recente revisione della Direttiva “Case Green” rappresenta un tassello centrale del Green Deal europeo, mirando a promuovere l’efficienza energetica nel settore edilizio. La revisione della Direttiva stabilisce che gli stati membri si impegneranno affinché il consumo medio di energia primaria negli edifici residenziali sia ridotto del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Si prevede che almeno il 55% di questa riduzione sia conseguito attraverso la ristrutturazione del 43% degli edifici residenziali con le prestazioni energetiche più basse, coinvolgendo oltre 5 milioni di costruzioni entro il 2030. 

Proposte per una transizione energetica efficace

Kyoto Club e Legambiente, nel position paper che rigurarda la trasposizione della Casa Green nell’ordinamento legislativo nazionale, avanzano suggerimenti concreti per garantire il successo della transizione energetica. Tra le proposte più rilevanti figurano: incentivi differenziati in base al reddito, cessioni e fondi per famiglie in povertà energetica, politiche orientate alla sostenibilità ambientale ed, infine, stabilire una data di scadenza intermerdia che introduca un divieto di installazione delle caldaie a gas. L’ultimo punto è molto importante poiché la terminologia utilizzata nella Direttiva non è molto chiara, tuttavia, la Commissione europea rilascerà delle linee guida sull’argomento. 

Urgenza di azione: accogliere tempestivamente le direttive europee

Secondo Giacomo Pellini, responsabile comunicazione di Kyoto Club, “È fondamentale che il Governo ed il Parlamento italiani recepiscano quanto prima la revisione della Direttiva EPBD nell’ordinamento legislativo per avviare la riqualificazione del nostro patrimonio edilizio, vetusto ed inefficiente, e sostenere le oltre due milioni di famiglie che vivono ancora in uno status di povertà energetica. Se il tasso di rinnovamento edilizio italiano annuale rimarrà costante, non riusciremo a riqualificare gli oltre cinque milioni di edifici con le ‘prestazioni peggiori’ entro il 2030, come previsto dal provvedimento europeo. A tal proposito, è auspicabile accelerare il processo di transizione energetica del nostro costruito senza attendere oltre ed usufruire sin da subito delle opportunità che la revisione della Direttiva Case Green offre al nostro Paese”. 

Massimizzare i benefici ambientali e sociali

“È evidente che un Paese in cui le politiche di riqualificazione del patrimonio edilizio sono nei fatti inesistenti, una Direttiva come quella delle Case Green, può giocare un ruolo di fondamentale importanza non solo per accelerare il processo di riqualificazione portando benefici immediati alle persone e alla lotta contro l’emergenza climatica, ma per cogliere l’occasione per introdurre strumenti e regolamenti che possano massimizzare i benefici ambientali e sociali. In questo senso è non solo necessario anticipare almeno al 2030 l’uscita dalle caldaie a gas, ma anche introdurre nuovi parametri di sostenibilità come la scelta dei materiali per la riqualificazione che dovrebbero prioritariamente venire da processi produttivi innovativi. Ma anche di messa in sicurezza sismica, abbattimento delle barriere architettoniche, tetti verdi e recupero acque piovane”, dichiara Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente onlus.

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